Il tempo, quanto tempo
e dopo tanto tempo rincontrarti
e i nostri cuori non so se smemorati o incerti
e con addirittura la paura di non sapere
come salutarti.
Il tempo, quanto tempo
e poi chissà da dove son passate
in tutti questi anni le nostre vite
chissà che facce abbiamo
forse siamo due persone sconosciute.
Eppure la luce del viso è sempre la stessa
lo stesso sguardo, tu così diversa
ma forse è solo qualche ruga nei tuoi occhi
da animale in fuga.
E io che non mi vedo e non so niente del mio viso
di fronte a te sono confuso e un po' a disagio
fa un po' male quella mia caricatura
che il tempo mi prepara.
Il tempo, quanto tempo
e dopo tanto tempo non ci viene
nemmeno una parola o un'emozione
ci siamo un po' perduti come tutti
non per cattiveria, ma per distrazione.
Eppure la voce è la stessa, così familiare
la stessa donna, tu così cambiata
che ora un po' lontana e assente
mi saluta educatamente.
E io, io mi domando cosa resta di un amore
qualche rimpianto e un angolino di dolore
ma fa male quella mia caricatura
che il tempo mi prepara.
(Giorgio Gaber, Il Tempo quanto tempo, 1994)
e dopo tanto tempo rincontrarti
e i nostri cuori non so se smemorati o incerti
e con addirittura la paura di non sapere
come salutarti.
Il tempo, quanto tempo
e poi chissà da dove son passate
in tutti questi anni le nostre vite
chissà che facce abbiamo
forse siamo due persone sconosciute.
Eppure la luce del viso è sempre la stessa
lo stesso sguardo, tu così diversa
ma forse è solo qualche ruga nei tuoi occhi
da animale in fuga.
E io che non mi vedo e non so niente del mio viso
di fronte a te sono confuso e un po' a disagio
fa un po' male quella mia caricatura
che il tempo mi prepara.
Il tempo, quanto tempo
e dopo tanto tempo non ci viene
nemmeno una parola o un'emozione
ci siamo un po' perduti come tutti
non per cattiveria, ma per distrazione.
Eppure la voce è la stessa, così familiare
la stessa donna, tu così cambiata
che ora un po' lontana e assente
mi saluta educatamente.
E io, io mi domando cosa resta di un amore
qualche rimpianto e un angolino di dolore
ma fa male quella mia caricatura
che il tempo mi prepara.
(Giorgio Gaber, Il Tempo quanto tempo, 1994)
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